UNIONE ITALIANA DEL LAVORO

Sito ufficiale della UIL Toscana e Firenze

Home > Varie > Il Paese ha due velocita’  non si puo’ frenare il Nord

Il Paese ha due velocita’  non si puo’ frenare il Nord

Angeletti: ma chi e’ dietro va aiutato a recuperare

angeletti

«Far finta che non sia vero è fuori della realtà: il Paese ha due velocità». Luigi Angeletti, leader della Uil, è reduce da un incontro con Umberto Bossi nel quale si è parlato di salari differenziati.

È vero che Bossi ha convinto Cisl e Uil sulle gabbie salariali?

«Ma quali gabbie? Sono improponibili anche tecnicamente. E, ironia delle cose, sono il massimo del centralismo. Però…»

Però?

«La contrattazione territoriale è una nostra antica rivendicazione».

Scusi, non è la stessa cosa se si tiene conto, come propone Bossi, del costo della vita?

«Ho spiegato a Bossi che la vita costa molto in città e poco in campagna. È lì che c’è la maggiore differenza. Come si fa a inserire una cosa simile in un contratto? Poi non è sempre vero che la vita al Sud costi meno. Ci sono dati che lo dimostrano».

Quali?

«Per esempio quelli della Nielsen sui prezzi dei supermercati, che vedono la Calabria la regione più cara d’Italia a parità di prodotti acquistati. È chiaro che il Sud paga di più a causa di regimi di scarsa concorrenza, del sistema dei trasporti. Per tacere il diverso livello dei servizi sociali».

E allora su che base si possono differenziare i salari?

«Non c’è nulla di più miope che far finta che il mondo sia tutto uguale. Noi siamo perché resti il contratto nazionale e perché ci sia una contrattazione di secondo livello con forti incentivi fiscali. E su quest’ultimo punto il discorso con Bossi è avviato».

Prossimo appuntamento?

«Si vedrà».

Il Sud continua a non avere voce…

«Conviene anche alle aree deboli che si tenga conto delle diverse realtà. Anche perché non c’è dubbio che il Mezzogiorno debba essere aiutato a crescere più velocemente in modo che il divario si possa stringere. Però nei contratti non si può far finta che il divario non ci sia».

Non si rischia di spaccare ancor di più, oltre al Paese, il sindacato, trattando con la Lega senza la Cgil?

«Sono contento se la Cgil torna nella partita. In tutte le partite. Soprattutto dopo l’invito della Confindustria. Tuttavia le parole devono essere seguite da buoni comportamenti: non ci si deve solo sedere ai tavoli, si deve anche avere il coraggio di firmare».

Giovedì siete convocati da Sacconi sulla partecipazione agli utili delle aziende. Qual è il vostro obiettivo?

«Vedo che Confindustria è preoccupata. Ma forse non ci siamo capiti. Noi non abbiamo alcuna voglia di fare cogestione delle imprese, non funzionerebbe: la responsabilità delle scelte è dell’imprenditore. Chiediamo una forma di partecipazione».

Cioè una fetta dei guadagni?

«Intanto chiediamo il diritto a essere informati. Il consiglio d’amministrazione decide ma è obbligato a comunicare le scelte al comitato di sorveglianza fatto dai dipendenti. Il quale potrà magare dare dei suggerimenti. Una formula che c’è in molte parti d’Europa».

Non è intempestivo parlare di utili in giorni di crisi nera?

«Le regole si fanno per il domani. Le aziende torneranno a far utili. Perciò noi govedì chiederemo al governo un meccanismo che incentivi la distribuzione degli utili ai dipendenti con uno sgravio fiscale chiarissimo: l’esenzione dalle tasse».

m.e.

Il Mattino, 8 settembre 2009