Appello della UilCom: pensiamo al futuro del Maggio Fiorentino e dei lavoratori
Lettera al sindaco e al Consiglio di indirizzo
Gent.le Sindaco di Firenze e Presidente della Fondazione
Gent.li Consiglieri
nell’incontro svolto a Palazzo Vecchio il 10 Febbraio scorso la O.S. ha fatto richieste precise. Richieste che lo stesso Commissario straordinario governativo Sole ha fatto nella sua ultima relazione presentata in senato l’8 Febbraio scorso:
patrimonializzare la Fondazione;
conferimenti dei soci fondatori per ristrutturare il debito verso fornitori e artisti;
fare sistema intorno al Maggio affinché sia più facile per la Fondazione accedere alle risorse di sponsor importanti;
Sono passate due settimane e gli unici segnali che abbiamo ricevuto sono state le indiscrezioni giornalistiche sulla possibile sostituzione del Sovrintendente, quasi che fosse questo il problema della Fondazione.
Al contrario di altri che hanno esplicitamente chiesto una discontinuità nella gestione della Fondazione, noi non siamo mai entrati in questa polemica. Prima di tutto perché non è compito delle OO.SS. scegliere i propri interlocutori i quali vengono dai noi giudicati, non in base al fatto se ci sorridono o meno, ma in base ai risultati e agli impegni mantenuti o disattesi. E poi perché, come giustamente rivendicato dal consigliere Campus nella riunione informale avvenuta in regione a dicembre scorso, pur essendo la gestione della Fondazione responsabilità della Sovrintendenza e della sua Direzione, il Presidente e i consiglieri di indirizzo condividono responsabilità, onori e oneri attraverso il controllo puntuale degli atti e le richieste di aggiornamenti del bilancio come avvenuto per esempio sul previsionale 2016 in diverse occasioni.
Alla Uilcom interessa il futuro del Maggio.
Un futuro che il bilancio 2013, dopo le due diligence dell’allora commissario che trovava oltre 57 milioni di debiti pregressi, certificava non esserci più.
Futuro invece che ha messo radici grazie al piano industriale da tutti firmato nel 2014 e grazie al quale la Fondazione ha ricevuto circa 33 milioni messi a disposizione dalla legge Bray – cifra importante ma non tale da coprire l’intera quantità del debito pregresso – non a fondo perduto ma sottoscrivendo un mutuo a 30 anni, ristrutturando cosi una parte di debito che debito rimane ma a lungo termine.
Un piano che avrebbe potuto essere efficace fin da subito, per non produrre altro debito, se non fosse stato approvato con 10 mesi di ritardo; se non vi fosse stata da parte di alcuni una battaglia, dimostratasi infondata, durata mesi, sulla affidabilità di Ales; se Comune e Regione avessero – già al tempo della prima relazione Pinelli – scelto di seguire le indicazioni dell’allora commissario straordinario dando più sostegno finanziario e patrimonializzando la Fondazione; se la Sovrintendenza malgrado le obbiettive difficoltà ambientali avesse fatto più risultati nel fundraising.
Del resto è proprio per tutti questi problemi, più o meno uguali a tutte le Fondazioni in crisi, che una legge dello stato ha posticipato al 2018 il raggiungimento del pareggio di bilancio e del tendenziale equilibrio finanziario e patrimoniale.
Comunque grazie all’impegno e al sacrificio di tutti i lavoratori – quelli rimasti, quelli passati ad Ales, senza dimenticare la ferita della chiusura del corpo di ballo – e di quanto di buono previsto nel piano, si sono cominciati a vedere nel 2016 i primi effetti positivi in un quadro di costante rinascita artistica testimoniata da allestimenti e concerti salutati positivamente dal pubblico e dalla critica e, così dicono le prime indiscrezioni sul consuntivo di Bilancio 2016, dalle oltre 190.000 presenze che hanno fruttato circa 4.2 milioni di euro di solo sbigliettamento. Per trovare questi numeri bisogna tornare ad oltre 10 anni fa.
Tutto questo nel contesto del pareggio di bilancio raggiunto nel 2015 e, se confermato nel consuntivo, del pareggio di bilancio anche nel 2016 e contemporaneamente al rilancio artistico con l’ingresso del Maestro Luisi come Direttore Musicale insieme alla permanenza del Maestro Mehta.
I problemi che permangono, al netto dello stralcio del debito con le banche ancora da completare nel 2017 e che bisognerà fare, ruotano tutti intorno al debito non ancora ristrutturato e alla patrimonializzazione della Fondazione.
Questi problemi non risolti sono la zavorra che frena il rilancio della fondazione. Non ce ne sono altri.
E il commissario Sole in audizione al senato riferendosi al Maggio lo ha detto senza possibilità di interpretazione: “Abbiamo fatto una nota ufficiale, una prescrizione, di riformulare il piano in termini di sostenibilità economica chiedendo espressamente ai soci dei conferimenti in denaro per fronteggiare il debito verso i fornitori che è fuori controllo di 10 milioni”.
Noi chiediamo la stessa cosa con la stessa decisione. Anzi con più decisione visto che per esempio l’idea avanzata dal Sindaco, all’incontro del 10 Febbraio di una fideiussione, idea di cui si vocifera da tempo, per coprire i debiti dei fornitori e artisti non è stata menzionata nel comunicato congiunto del 10 Febbraio.
Come abbiamo concordato il 10 Febbraio scorso, c’è una nuova fase da cominciare, e considerato che nulla è più possibile chiedere ai lavoratori, la si può avviare solo, risolvendo il problema del debito, in continuità e dando solidità definitiva a quanto già raggiunto.
Solo di questo c’è necessità.
Noi confermiamo, come che abbiamo sempre dimostrato, disponibilità e capacità di dialogo. Cordialmente
Per La Segreteria Regionale UILCOM Nicola Lisanti
Firenze, 23 febbraio 2017