“Riportiamo il porto di Marina di Carrara in Toscana. Il matrimonio con La Spezia non ha prodotto risultati”: l’appello di Rossano Rossi (Cgil Toscana) e Paolo Fantappiè (Uil Toscana)
Per andare avanti, a volte bisogna tornare indietro. Per questo è il momento di riportare il porto di Marina di Carrara in Toscana, insieme agli altri scali di Livorno e Piombino, che furono sede di Autorità portuale prima degli accorpamenti della riforma Delrio. Senza contare che le opportunità derivanti dall’istituzione della nuova Zona logistica semplificata (ZLS) spingono ancor di più Carrara con Livorno, Piombino e Portoferraio, essendo legata agli altri territori toscani e alle politiche di sviluppo regionali.
In questi anni il “matrimonio” del porto di Carrara con La Spezia non ha prodotto risultati tali da giustificare la permanenza sotto lo scalo ligure e tornare sotto l’egida Toscana, oltre ad una maggior coerenza normativa ed istituzionale, potrà portare benefici non solo nel reperimento dei finanziamenti per le opere da realizzare ma anche per una migliore gestione delle sabbie per i ripascimenti. Riportare il porto in Toscana significa, inoltre, anche partecipare alle decisioni di un ente così fondamentale per l’occupazione e per la produzione del territorio che lo ospita e non dover più subire le decisioni prese altrove e magari anche a sorpresa.
Nel porto di Carrara sono sparite figure dirigenziali e non si gestiscono più le attività manutentive e quelle dell’indotto. Anche il personale è sotto organico, i numeri positivi sulle movimentazioni degli ultimi anni sono tutti figli di contratti stipulati pre-accorpamento con La Spezia.
E’ fondamentale il recupero di importanza e professionalità dello scalo di Marina di Carrara, cosa di cui beneficerebbe l’intero territorio e anche il sistema regionale, come peraltro testimoniato dai progetti in merito inseriti nel Pnrr. Una esigenza manifestata in questi giorni sia a livello locale che toscano, da organizzazioni e istituzioni.