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La relazione del Segretario Generale Annalisa Nocentini in occasione della IX Conferenza di Organizzazione

Annalisa Nocentini
Di seguito la relazione del Segretario Generale Annalisa Nocentini in occasione della IX Conferenza di Organizzazione della Uil Toscana che si è tenuta il 4 maggio 2017 a Firenze. La relazione è scaricabile qui.

 

“Apparentemente la dignità delle vite umane non era prevista nel piano della globalizzazione”
Ernesto Sabato

Buongiorno a tutti,
alle delegate, ai delegati, ai nostri gentili ospiti, alle Istituzioni presenti, alla Segretaria Nazionale, a tutti gli invitati, alla nostra IX Conferenza di Organizzazione che si può definire l’architrave delle nostre politiche sindacale in Toscana e lo strumento orientativo che esprime una visione per il futuro, che vede in prima persona il nostro sindacato impegnato in un dialogo costruttivo con tutti gli attori del territorio, a cominciare dalle Istituzioni e dalle parti sociali.

Non si può prescindere da un’evidenza di fondo: il contesto in cui viviamo è interessato da cambiamenti epocali, è un contesto mobile, laddove chi resta fermo(, non è fermo) ma rischia di rimanere indietro a lungo. Lo scenario nazionale, per primo, non è prevedibile sotto diversi aspetti (cambiamenti climatici, tensioni geopolitiche, tensioni religiose, pressioni migratorie, insostenibilità economica e politica) ed in un mondo globalizzato la “summa” di queste instabilità produce solo squilibri. Squilibri che diventano variabili, che influiscono sulla vita di ogni cittadino, anche in Toscana.

Per la nostra analisi e le strategie successive, non possiamo prescindere dai numeri della Toscana(, dai suoi dati):
– abitanti 3,750 milioni (6,2% della popolazione italiana). Regione che non è fra le più densamente popolate salvo l’area territoriale che comprende Firenze, Prato, Pistoia
– 280 Comuni, di cui circa 140 con meno di 5000 abitanti (questo dato è soggetto a cambierei continui dovuti alle unioni dei Comuni)
– popolazione in età lavorativa (15-64 anni) 65,9%
– popolazione di età compresa tra 0 e 14 anni 11,7%
– abbandono scolastico 16% (nella media italiana)
– popolazione over 65 32,4%. questo dato ne fa la regione più longeva d’Italia (dopo la Liguria)
– migranti 3,5% della popolazione (dato in costante aumento)

Già da questi primi dati un sindacato resiliente e dinamico come il nostro ne può trarre alcuni solidi spunti: l’esigenza che i nostri servizi siano sempre più organizzati a rete ed in grado di intercettare al meglio il territorio (ed il dato della scarsa densità di popolazione della Toscana rispetto alla sua vastità è esiziale), che la nostra azione sindacale nei confronti delle istituzioni in materia di scuola, sanità e welfare debba essere sempre più incisiva.

OCCUPAZIONE
Uomini 15-64 anni 69% (media italiana 63%) Donne 15-64 51,7% (media italiana 47,2%)
I lavoratori stranieri sono il 30%
1,5 milioni circa di occupati, di cui il 3% in agricoltura (dato in aumento), 31% nell’industria, 66% servizi pubblici-privati. I dati del manifatturiero sono scesi del 5%.

Un settore che si conferma un traino importante per l’economia in Toscana è l’Artigianato: i dati 2016 in estrema sintesi
I lavoratori dell’artigianato rappresentano in Toscana il 16,36% del totale degli occupati della nostra regione. I dati di fonte INPS, elaborati dall’EBRET, ci ricordano che a maggio 2016 erano 122.218 i dipendenti di aziende artigiane in Toscana, con un dato in crescita di quasi 10.000 unità rispetto al maggio 2014.

In alcune province l’artigianato ha un’incidenza sopra la media rispetto al totale degli occupati in Toscana, costituendo il 30% dei lavoratori su Prato, il 22,8% su Arezzo, il 20,3% su Pistoia.
Si tratta per quasi il 92% di lavoratori a tempo indeterminato e per il 67% di dipendenti a tempo pieno. L’80% sono operai, il 10% impiegati, oltre l’8% apprendisti.

La gran parte dei lavoratori artigiani sono associati all’EBRET, che dell’artigianato ricomprende tutti i settori con l’esclusione di quello dell’edilizia.

A maggio 2016 i lavoratori gestiti dall’EBRET in Toscana sono stati oltre 80.000, dipendenti di più di 19.000 aziende. Non si può parlare di occupazione senza parlare di disoccupazione e rischio di perdita del posto di lavoro. I dati sul tasso di disoccupazione in Toscana ad oggi parlano chiaro

Massa Carrara 12,6% Lucca 11,4%
Pistoia 10,3%
Arezzo 10,3%
Siena 9,9%
Prato 8,9%
Livorno 8,6%
Pisa 8,5%
Grosseto 7,8%
Firenze 7,7%
Con una media toscana del 9,7%

E’ da notare che all’interno dei dati sull’occupazione sono inseriti anche quelli relativi alla Cig e quindi la crescita della produttività toscana dovrà tenere conto di questo dato, comunque negativo, e quindi il dato sulla disoccupazione dovrà necessariamente essere più alto. Inutile dire che le previsioni sono tutte orientate verso il rafforzamento dei servizi alle imprese. Cioè che chiediamo alle Istituzioni, alla Regione in particolare, è la messa in pratica dell’obiettivo 7 del PRS la reindustrializzazione e vogliamo essere presenti ai tavoli di discussione dei progetti regionali quali:

– il consolidamento e il miglioramento della produttività e competitività delle imprese, della promozione (anche a livello internazionale) del sistema produttivo
– il rilancio della competitività della costa – l’agenda digitale
– ricerca, sviluppo, innovazione- grandi infrastrutture, mobilità e accessibilità

Sappiamo che il nostro sistema industriale è estremamente diversificato territorialmente ed è destramente cambiato e cambiano in continuazione le tipologia di lavoro.

L’industria 4.0 in alcuni settori della produzione ed in alcuni distretti è una realtà che perpetuamente cambia il modo di lavorare e necessita di lavoratori estremamente specializzati. Ma nel lento processo di reindustrializzazione del nostro territorio, il nostro sindacato, le nostre categorie sono impegnate su diversi fronti e con diverse ma significative vertenze. Voglio citarne solo alcune.

La più eclatante riguarda il polo siderurgico di Piombino (Aferpi) che rischia di sparire con laprospettiva di mandare a casa 3000 dipendenti (fra diretti e indotto). Praticamente una città.

L’EDILIZIA IN CRISI E LA MORTALITÀ DELLE AZIENDE
In Toscana in 5 anni sono sparite 400 imprese fra piccole e grandi e sono uscite di scena tutte le aziende edili toscane di rilevanza nazionale. La BTP, il Consorzio Etruria, Coestra, Cellini, aziende che avevano la struttura industriale per intercettare le grandi commesse infrastrutturali che agiscono sul territorio regionale. Oggi l’ordito produttivo edile toscano è fatto di aziende medio piccole sia in termini di forza lavoro che di struttura. La dimensione d’impresa è un fattore competitivo fondamentale per reggere un mercato fluttuante ancorché in crisi come quello delle costruzioni.

La perdita di investimenti pubblici ha portato al mancato sviluppo di infrastrutture già decise ma mai pienamente realizzate. Ne cito due:
– Lo snodo dell’alta velocità di Firenze e la Stazione Foster
– L’adeguamento dell’Aeroporto di Firenze

In termini di sicurezza, una per tutte: le Cave di Carrara.
Dal 2010 al 2016 hanno perso la vita 29 Lavoratori. Il dato si commenta da sé. Nel solo 2016 le denunce di infortuni sono state 49.821 ma noi temiamo che siano di più.

I numeri sono sempre freddi. Ma le cifre nascondo persone, famiglie, orfani. E il dato più drammatico è che in molti casi le vittime finiscono degli infortuni mortali sul lavoro finiscono per diventare invisibili e la loro morte archiviata. Sono quei Lavoratori irregolari che le statistiche Inail non registrano: su queste dobbiamo intervenire con forza, senza tentennamenti e senza nascondersi dietro al fatto che questo in Italia è un problema culturale. Non più nel 2017. Dobbiamo fare la nostra parte, aprendo tavoli, osservatori permanenti, insomma tutto ciò che è nelle nostre possibilità per fermare questa tragedia.

LA POLITICA PER IL LAVORO
Ci aspettiamo che la Toscana persegua con tenacia l’obiettivo posto in sede di Agenda Europea 2020. Questo significa mettere in campo politiche sinergiche per rafforzare il sistema produttivo, attivare politiche di lavoro calibrate sugli effettivi bisogni professionali del sistema economico produttivo. Bisogna chiedere con forza di investire sulla competenza, rafforzando il legame tra il sistema della scuola e della formazione e quello delle imprese.

Bisogna investire sull’eccellenza e sulla peculiarità del nostro sistema produttivo, solo così possiamo garantire crescita, coesione sociale ed economica.

Il Sindacato c’è ed è disponibile a discutere insieme. La politica deve assumersi la responsabilità di decidere. Il Governo ha messo in campo anche per la Toscana risorse destinate a creare investimenti privati. Dalla crescita degli strumenti di supporto al credito alle imprese fino al superammortamento. Ci aspettiamo dalle Associazioni di impresa un impulso affinché i loro associati li utilizzino in pieno, sfruttando le opportunità perché si realizzi un aumento consistente degli investimenti privati in Toscana. Dobbiamo far crescere il mercato interno, dare nuovi impulsi al mercato interno, ricreare fiducia.

L’aumento dei salari dei Lavoratori è una condizione non più rinviabile. Come abbiamo fatto negli ultimi due anni dobbiamo chiudere i Contratti di Lavoro privati e pubblici.

Ma dobbiamo nel contempo sviluppare le trattative aziendali e territoriali. Tutte le nostre Categorie devono avere questo obiettivo come priorità assoluta.
Mappando il territorio e allargando la contrattazione integrativa territoriale e aziendale per portarle a percentuali rilevanti.

I GIOVANI
La crisi non finirà da sola. Serve davvero una politica che sia orientata a sostenere la crescita, basata sulla ricerca, sull’innovazione, sull’istruzione. Chiediamo quindi alla politica che si faccia carico dei giovani, di questi ragazzi che iniziano a lavorare tardi, con contratti a termine, spesso precari, che hanno poche prospettive di crearsi un vero futuro.

Si opera sulla loro pelle e su quella degli anziani una guerra generazionale che deve essere disinnescata al più presto.
I giovani sono il futuro e la risorsa di questo Paese. La scuola in tal senso deve essere un ascensore sociale. Dobbiamo investire su di loro altrimenti l’alternativa sarà un esodo massiccio all’estero di menti fresche.

LA POLITICA DI GENERE
Secondo i dati ISTAT pubblicati a Dicembre 2016 le donne percepiscono retribuzioni mediamente più basse del 12,2% degli uomini. E la forbice si allarga all’aumentare del livello retributivo. Le donne svolgono lavori mediamente più precari, circa l’8% in più degli uomini. Le donne hanno TFR e pensioni mediamente più basse rispetto agli uomini. Abbiamo visto come anche i dati sull’occupazione alzino l’asticella a sfavore delle donne: il 69% contro il 51,7% al femminile. Questa discriminazione di genere pesa come un macigno sul mondo del lavoro e sulla società civile.Non è degno di un Paese civile che alla donna siano riservate mansioni meno qualificanti e con un salario ridotto rispetto a quello degli uomini.

Chiediamo politiche che aiutino le donne a conciliare famiglia e lavoro, servizi più efficienti ma anche meno costosi visto che la retta di un asilo nido può superare le 400 euro mensili.

Noi chiediamo fin d’ora come UIL alla Regione Toscana di entrare a far parte della commissioni per le politiche di genere sapendo che siamo i primi portatori di quelle istanze per le donne, quelle donne che vivono tutti i giorni sulla loro pelle questa scarsità di tutele

LE PENSIONI
L’aumento delle pensioni è legato alla trattativa con il Governo. Dobbiamo, insieme a CGIL e CISL far rispettare l’impegno per un corretto ripristino del sistema di rivalutazione, la revisione del paniere e le modifiche da introdurre per tutelare le pensioni future.
Aumentare le pensioni è importante e noi insieme alla Categoria dei Pensionati e a CGIL e CISL abbiamo presentato l’anno scorso in Regione la nostra piattaforma. Vogliamo che sia realizzata. Ciò che non vogliamo è che la politica faccia terrorismo nei confronti dei pensionati.

La revisioni delle pensioni e dei servizi sanitari innescano una spirale di insicurezza e di paura che non fa bene nemmeno all’economia. Senza crescita non c’è consumo, senza consumo non c’è mercato.

POLITICHE DI WELFARE REGIONALE
Nel campo delle politiche di Welfare la Regione ha un atteggiamento controverso, quasi schizofrenico. Da una parte è disponibile a ricercare soluzioni condivise per il miglioramento delle condizioni dei cittadini, in particolare gli anziani e nel trovare accordi e risorse finanziarie per il sistema sanitario regionale che in molte regioni ci invidiano. A questa fase positiva non fa seguito purtroppo una puntuale azione di controllo e di verifica degli assetti da parte degli organismi regionali.

Carenze del management? Mancanza di qualità organizzativa e gestionale? Domande per ora senza risposta.

Noi rileviamo che permangono gravi difficoltà nella realizzazione delle Case della Salute, delle strutture post ospedaliere, dei CUP che continuano a mantenere per diverse patologie tempi di attesa inaccettabili e costringono i cittadini a ricorrere alla sanità privata anche quando i soldi scarseggiano.

Il capitolo della non autosufficienza riguarda tutti.

E tutti dobbiamo impegnarci a richiedere maggiori risorse e che queste risorse siano destinate in via esclusiva. Occorrono progetti strutturali e non interventi tampone che tengano conto anche della difficoltà di partecipazione alla spesa e un maggiore sostegno alla famiglia alle prese con questi grandi problemi.

LA FORMAZIONE
Obiettivo fondamentale è l’aumento dell’occupazione e per questo chiediamo alla Regione che siano rapidamente funzionanti i servizi per l’impiego ed il nuovo programma di formazione.
La UIL, unitamente a cgil e cisl c’è!
Con le proprie strutture.
L’intero sistema deve essere messo a rete e funzionare. Ogni lavoratore disoccupato o chi intende lavorare deve trovare un supporto valido e professionale.

Non ci sembra che le risorse impiegate nel progetto “Giovani SI” abbiano dato i risultati sperati. Vorremmo ridiscuterne l’utilizzo per realizzare in primo luogo un forte sistema di aiuto ai giovani a trovare lavoro.

Idem per la formazione.
Occorre una forte collaborazione di sistema tra le imprese (che chiedono professionalità e specializzazione) e le strutture di formazione. Queste due esigenze vanno messe a sistema e le risorse della formazione devono essere concentrate sulle professionalità in grado di soddisfare le esigenze delle imprese. Dare speranze di lavoro ai giovani è una priorità.

Non tutto dipende dal Governo, dalle Istituzioni, non tutto dipende dalla Politica! Anche la rappresentanza sociale, e con essa il Sindacato, si deve interrogare sulle sue capacità di interpretare e rappresentare nuovi bisogni e meriti, esigenze e speranze di coloro che si vogliono rappresentare

il nostro Sindacato in Toscana c’è, ma c’è tanto ancora da fare, ed è un bene! Dobbiamo insieme, Categorie e Confederazione, percorrere questa nuova strada che la Conferenza di Bellaria, e successivamente Roma, hanno tracciato.
Dobbiamo darci degli obiettivi. La crescita prima di tutto, in Toscana si può! Attraverso l’azione della nostra rappresentanze sindacali di categoria sui territori. E’ determinante il ruolo e la funzione svolta o data dai Delegati di base nei luoghi di lavoro e nei territori che devono avere ulteriori luoghi di confronto, sia territoriale che confederale.

E’ determinante sviluppare l’azione dei nostri RSU e RLS. E’ fondamentale non lasciare indietro nessuno. Il Sindacato in mezzo alla gente

Il “new deal” della UIL incarnato alla perfezione ai massimi livelli dal nostro Segretario Generale, dalla Segreteria Nazionale e dalle nostre Categorie.
La Toscana ha un territorio vastissimo e riuscire a raggiungere tutti è quasi impossibile. Per questo la sinergia tra confederazione e categorie deve essere una realtà giornaliera, un dialogo continuo.
La prima fase della nuova organizzazione dei nostri servizi, il riassetto e la riduzione delle Camere Sindacali Territoriali (da 10 a 4 in Toscana) trova la sua logica nella razionalizzazione delle risorse umane ed economiche a disposizione.
Ma dà i suoi risultati positivi se si “aprono le stanze” se l’interazione Categorie/Servizi/Confederazione è una vera rete!

Abbiamo in Toscana un patrimonio di Donne e di Uomini che lavorano nei servizi della nostra organizzazione, Patronato e Caf, Uniat, Adoc e Enfap che sono il “biglietto da visita” per i cittadini che si rivolgono ai nostri sportelli. Insieme ai delegati sindacali, alle Rsu, ai sindacalisti di categoria, alla confederazione, sono il quotidiano di tanti nostri concittadini, lavoratori, disoccupati, giovani, anziani, donne e uomini che cercano nel Sindacato risposte adeguate ai loro bisogni.

Noi siamo un “unicum” !
Da qui e da oggi si continua a lavorare tutti insieme, con rinnovato slancio, per l’obiettivo comune. Affermare e riaffermare la nostra voce!

La comunicazione è fondamentale: il web, i social, la stampa, tutto deve essere comunicato, tutto deve essere messo in rete.

il rapporto con le Istituzioni, meglio se unitario, ma anche da soli, deve essere riaffermato con forza e con la presenza costante ai tavoli di concertazione.
Rafforzare l’iniziativa delle UIL su tutto il territorio toscano, anche nei singoli territori a seconda della realtà economica presente.
Mettere a fattore comune tutte le esperienze e non disperdere un solo iscritto quando questo lascia il mondo dei lavoratori attivi. il mondo della UILP è attivo, attivissimo ed ha ancora molto da offrire a chi intende impegnarsi o semplicemente “ha bisogno”
I nostri gioielli di famiglia ADOC, UNIAT, ADA forniscano servizi vari, necessari. Il nostro 5×1000 deve andare in via prioritaria a loro. Perché senza risorse non c’è sviluppo.

Tanta è la strada da percorrere.
Ed è meglio così.
Ci sono organizzazioni che vivono per obiettivi e di obiettivi!
La nostra lo è senza dubbio!
Auguri a noi tutti!
Viva la UIL
#nessunoescluso

Firenze, 4 maggio