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Export moda Toscana, Fantappiè: “Serve responsabilità e innovazione delle imprese, soprattutto le grandi griffe, per sopperire ai cambiamenti del mercato e dei modelli produttivi”

 I dati restituiti dal monitoraggio dei distretti e dei poli della Toscana sull’export della moda toscana non sono certo positivi: le esportazioni verso i soliti mercati di riferimento, su tutti la Svizzera – principale hub logistico dei grandi brand – che vede una contrazione dell’84%, solo parzialmente recuperata dalla crescita nei nuovi mercati come USA e Giappone (+27%).

A livello territoriale pesa la crisi: nel distretto della Pelletteria e calzature fiorentino l’export cala del 21,5%, l’Abbigliamento di Empoli soffre con una contrazione del 7,7%. Anche il Tessile di Prato è in calo (-10,7%), mentre regge l’abbigliamento sul territorio pratese (+2,5%). Infine, cala anche la Concia e le calzature di Santa Croce (-3,3%), con le calzature che crollano del 22,4%.

Come sottolinea il Segretario Generale della UIL Toscana Paolo Fantappiè “la crisi della moda, profonda e strutturale, per essere affrontata ha bisogno della responsabilità delle imprese, soprattutto delle grandi griffe presenti nel territorio. Per sopperire ai cambiamenti del mercato e dei modelli produttivi, oltre a mantenere alta la qualità, la sostenibilità e il valore aggiunto che hanno reso grande questo settore, serve una capacità d’innovazione e di nuove idee da parte delle imprese che ad oggi non vediamo”.

La nostra proposta – conclude Fantappiè – è quella di accorciare fortemente la filiera con il superamento dell’attuale modello, proiettandosi verso un processo di aggregazioni e di fusioni di imprese. Ciò permetterebbe a nostro avviso di essere più strutturati e di poter affrontare con maggiore facilità le sfide odierne che il mercato ci pone di fronte, tra cui la duplice transizione e i cospicui investimenti verso l’innovazione e la creatività dell’intero  ciclo produttivo”